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Per Natale gli auguri con la stilografica…Pirandello

Oggi non si scrive più o lo si fa raramente e un’occasione, anche per distinguersi, potrebbe essere, in questo periodo dell’anno l’invio degli auguri natalizi, magari scegliendo un bel biglietto. Basta entrare in una cartoleria ben fornita ed è possibile trovarne tanti tipi a disposizione. Ma quello che farà la differenza sarà il messaggio scritto non con una semplice penna biro, ma con una stilografica in grado di rendere i nostri auguri ancora più personali.

Nelle scuole italiane dalla metà dell’Ottocento fino agli anni Sessanta la scrittura era una materia di insegnamento, che in seguito verrà abolita. Oggi mentre la scrittura digitale invade in maniera prepotente il nostro quotidiano è ampio il dibattito sull’importanza della scrittura a mano, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo dei bambini, nonostante questo alcuni paesi come la Finlandia hanno deciso che la calligrafia non sarà più oggetto di studio e in alcuni stati degli Stati Uniti, come l’Indiana la scrittura è una materia facoltativa, per dare spazio a materie di carattere tecnologico.

Per Umberto Eco, scomparso proprio quest’anno, la fine della scrittura a mano sarebbe iniziata ancora prima dell’era dei computer, addirittura con l’invenzione della penna a sfera. «La gente – osservava – non aveva più interesse a scrivere in quanto, con questo prodotto, la scrittura non ha anima, stile e personalità. La mia generazione ha imparato a scrivere a forza di ricopiare in bella grafia le lettere dell’alfabeto. Può sembrare un esercizio ottuso, ma l’arte della scrittura insegna a controllare le nostre dita e incoraggia la coordinazione occhio-mano».

Per imparare a scrivere è necessario impugnare una penna e per riuscire ad ottenere una buona calligrafia è importante imparare a tenere in mano la penna in maniera corretta in maniera da non affaticarsi, pollice, indice e medio a formare un triangolo e uno spazio di almeno due dita dalla punta, senza contare la postura da tenere, schiena dritta, spalle rilassate e gomiti appoggiati sul tavolo, il bordo del tavolo che deve raggiungere l’altezza dello stomaco e i piedi ben poggiati a terra, senza tenere la testa inclinata e avvicinarsi troppo al foglio.

Oggi in alcuni casi si predilige l’insegnamento dello stampatello, che poi è il tipo di scrittura che ritroviamo su Smartphone e Ipad rispetto a quello del  corsivo, ma mentre lo stampatello maiuscolo  è caratterizzato da linee verticali, orizzontali che possono essere aperte o chiuse e in  quello minuscolo le lettere sono composte da aste e cerchi, il corsivo è la forma di scrittura più evoluta e più fluida ed intimamente legata alla personalità e alla capacità di espressione della persona, un tipo di scrittura in cui la penna scorre velocemente senza staccarsi dal foglio, come accade nello stampatello, in quanto le lettere sono legate tra loro.

Il nostro consiglio non può essere che quello di usare una stilografica, la cui scrittura rimane ancora oggi uno dei piaceri più rari e proprio per questo vogliamo riportare alcune parole di Francesco Petrarca indirizzate all’amico Boccaccio in cui si elogia appunto la penna.

Non v’ha cosa che pesi meno della penna, né più di quella diletti: gli altri piaceri svaniscono o dilettando fan male; la penna stretta fra le dita dà piacere, posata dà compiacimento, e torna utile non a colui soltanto che di essa si valse ma ad altri ancora e spesso a molti che sono lontani, e talvolta anche a quelli che nasceranno dopo mille anni”.

 

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