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Giuseppe Verdi, VIVA V.E.R.D.I., una musica icona del Risorgimento italiano

Nel 1848 Giuseppe Verdi tornato da Parigi decise di stabilirsi nella villa di Sant’Agata nei pressi di Busseto dove vivrà gran parte del tempo e dove nasceranno le sue opere maggiori accanto alla sua compagna Giuseppina Strepponi che aveva sposato nel 1859. Cantante, dotata di una preparazione culturale importante, conosceva infatti il francese e l’inglese, Giuseppina Strepponi fu la prima interprete del ruolo di Abigaille nel Nabucodonosor e cantò ancora due volte nell’Ernani, prima di lasciare definitivamente le scene; nel tempo però si era conquistata il ruolo di consigliera e di amica del compositore, due caratteri indipendenti e volitivi uniti dalla comune vita artistica. Trasferitasi a Parigi dove aprì una scuola di canto, è qui che la Strepponi nel novembre del 1847 incontrò Giuseppe Verdi che era venuto per la messa in scena del Jérusalem, da quel momento non si lasciarono più.

Giuseppe Verdi rimase a Parigi per un certo periodo e poi vinto dalla nostalgia per la sua terra e dietro pressante invito del suocero e protettore Antonio Barezzi comprò un appezzamento di terra a Sant’Agata. In un primo tempo i due vissero da irregolari, more uxorio,  una situazione che durò per una decina di anni per poi unirsi in matrimonio in segreto  in una chiesetta di montagna in Val d’Aosta, lontana da fasti e mondanità. La loro unione durò fino alla morte di Giuseppina avvenuta nel 1897 con una sola incrinatura, la temporanea passione di Verdi per la prima interprete dell’Aida a Milano, Teresa Stolz.

Dal 1851 al 1862 Giuseppe Verdi compose ben otto opere. Le prime tre, Rigoletto, Trovatore, Traviata tra le più celebri della sua produzione, formano la cosiddetta “trilogia popolare” e sebbene colpite dalla censura e inizialmente accolte in maniera negativa dal pubblico, raggiunsero presto grandissima popolarità, le parallele vicende politiche che avrebbero portato all’unità dell’Italia aumentarono il prestigio di Verdi come musicista nazionale. Alla trilogia popolare seguirono altre opere come I Vespri siciliani, Simon Boccanegra, Aroldo, Un Ballo in maschera, la Forza del destino. In occasione della prima de Un ballo in maschera, il 17 febbraio del 1859, sulle mura del Teatro Apollo di Roma comparve la scritta   “VIVA V.E.R.D.I.” che stava per Vittorio Emanuele Re d’Italia, acronimo che fu più volte utilizzato dai patrioti,  i tempi ormai erano maturi e la figura di Verdi rappresentava un autentico catalizzatore dei sentimenti patriottici.

Dopo Un ballo in maschera la vita di Verdi ebbe una parentesi politica. Realizzata nel 1861 l’unità d’Italia il compositore entrò nel parlamento italiano a Torino. In quel periodo compose su commissione un Inno delle Nazioni dove inserì temi della Marsigliese, del God save the Queen e dell’Inno di Mameli, inno che venne applaudito a Londra nel maggio del 1862. Nel 1867 accetterà una nuova commissione per il Don Carlos su libretto del francese Du Locle, un’opera di denuncia contro il potere dell’Inquisizione cattolica, forse l’espressione più coraggiosa e di impegno civile per un italiano del suo tempo. Nel 1870 Du Locle propose a Verdi un soggetto ispirato a una storia egiziana di cui era autore il celebre egittologo Auguste Mariette, l’opera avrebbe dovuto celebrare l’apertura del Canale di Suez, Verdi compose l’Aida in soli quattro mesi. Nacque un’opera tra le più rappresentative dell’evoluzione che il musicista stava attuando, la prima milanese fu fissata per l’8 febbraio del 1872, l’accoglienza del pubblico fu di grande entusiasmo. Per la messa in scena scaligera Verdi volle che l’orchestra fosse resa “invisibile” ponendola nella cosiddetta buca, come ancora oggi accade, un’idea ripresa da Wagner e che il compositore italiano volle fare sua.

 

 

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