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La magia dell’Angelico “miniatore” nello splendore del Messale di San Domenico

Visibile in parte soltanto durante le rare occasioni di esposizione al pubblico nelle teche del museo di San Marco, il Messale di San Domenico esce dal suo “rifugio” e viene oggi riprodotto per la prima volta a grandezza naturale insieme a una selezione di miniature dai Corali di San Marco di Zanobi Strozzi, allievo del Maestro. Il volume, stampato su una carta speciale appositamente prodotta dalle cartiere Fedrigoni di Verona, presenta un corpus di quarantaquattro tavole miniate proposte in tutto il loro splendore grazie a una moderna  tecnica di stampa che ne esalta le vivaci cromature, mentre l’impiego dell’oro a caldo rende ancora più pregiata l’edizione.

Edito in collaborazione con il Museo di San Marco, il volume è arricchito da tre saggi a cura della dottoressa Magnolia Scudieri, direttrice dello stesso museo, che delineano la figura dell’Angelico e situano il Messale nella luminosa parabola artistica del pittore, per poi tracciare un profilo della sua scuola nelle opere figurative del già ricordato Zanobi. Per l’introduzione storica sull’arte della miniatura nella Firenze del primo Quattrocento ci siamo invece affidati alla penna della professoressa Maria Grazia Ciardi Dupré Dal Poggetto, titolare della cattedra di miniatura presso l’Università di Firenze, profonda e sensibile studiosa del Beato Angelico, al quale riconosce l’insostituibile merito di una vera e propria rivoluzione in senso rinascimentale nell’ambito dell’illustrazione libraria.

Il commento alle tavole, che ci conduce per mano alla lettura della loro complessa e affascinante simbologia sacra, è della dottoressa Sara Giacomelli, autrice anche dell’analisi codicologica del manoscritto 558, mentre alla dottoressa Maria Paola Masini, direttrice della sezione didattica della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino, abbiamo chiesto di svelarci alcuni dei mille segreti sui quali si fonda la tecnica della miniatura, dalla precisione del disegno alla brillantezza dei colori, dalla fantasia della decorazione allo splendore dell’oro, che innumerevoli emozioni regalano all’occhio dell’osservatore anche a distanza di così tanti secoli.

Contenuto in un elegante cofanetto, il volume è rilegato a mano in pelle; presenta sul piatto anteriore una decorazione geometrica impressa a secco con quattro borchie angolari e al centro un doppio rosone concentrico in ottone traforato, fermato da una borchia: sul retro, impressione a secco con quattro borchie angolari e borchia centrale. Tale legatura è ispirata a quella del manoscritto 515 del Museo di San Marco a Firenze. il più vicino per tipologia e cronologia,  in quanto la legatura con la quale si presenta oggi il Messale risale in parte al secolo XIX e non è perciò più quella originale.

Un esemplare del messale del Beato Angelico oggi è esposto al pubblico, all’interno di una teca, nella sala della Biblioteca Michelozziana del Museo di San Marco, unica riproduzione facsimile a posto dell’originale, insieme ad altri manoscritti e corali conservati al Museo di San Marco.

 

 

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