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Il ritratto di Dante del Bronzino in mostra alla Certosa di Firenze fino al 31 dicembre

Nella suggestiva Pinacoteca della Certosa del Galluzzo, a Firenze è stata inaugurata la mostra …con altra voce ritornerò poeta. Il Ritratto di Dante del Bronzino alla Certosa di Firenze”. Ideata da Antonio Natali  insieme ad Alessandro Andreini, e organizzata sotto l’egida dell’Arcidiocesi di Firenze dalla Comunità di San Leolino, dall’Opera di Santa Maria del Fiore e dall’Opera di Santa Croce, la mostra propone in esclusiva l’esposizione del Ritratto allegorico di Dante Alighieri, dipinto nel 1532-1533 dal Bronzino e proveniente da una collezione privata fiorentina.

Il Ritratto allegorico di Dante è stato collocato sul fondo della Pinacoteca della Certosa che sul lato sinistro ospita anche i cinque affreschi del Pontormo, datati intorno al 1523,  raffiguranti le Scene della Passione, alla realizzazione dei quali collaborò appunto il Bronzino, mentre Firenze era ammorbata dalla peste. Sempre nella sala della Pinacoteca si potranno ammirare anche le copie in scala ridotta eseguite su tela da Jacopo da Empoli e da altri pittori fiorentini dell’Accademia delle Arti del Disegno intorno al 1582.

Si tratta quindi di un’ occasione unica per ammirare un’opera poco visibile – in quanto proveniente da una collezione privata – in un ambiente coinvolgente e storicamente attinente, sia per riscoprire il fascino della Certosa fiorentina in cui per quasi sette secoli arte e devozione, cultura umanistica e Fede si sono sedimentate rendendolo un luogo dove «Quella quiete, quel silenzio e quella solitudine» tanto cari a Pontormo, fanno pari con la bellezza e l’indubbio interesse che suscita.

Un po’ di storia

Le vicende storiche di questa lunetta – pubblicata nel 2002 come Bronzino da Philippe  Costamagna,  attualmente ritenuta dalla critica autografa di Agnolo Tori, detto il Bronzino, e che grazie a Antonio Natali nel 2015 è stata esposta per un periodo nella Sala 65 della Galleria degli Uffizi – sono legate a un episodio riferito da Giorgio Vasari nella Vita del Bronzino. Al suo ritorno da Pesaro il pittore ricevette da Bartolomeo Bettini la commissione dei ritratti dei tre padri della letteratura italiana, Dante, Petrarca e Boccaccio, da collocare nelle lunette di una stanza della sua abitazione.

La commissione a Bronzino aveva però anche un sapore politico: sia Bettini sia il suo amico Michelangelo Buonarroti, erano fortemente impegnati nel difendere la Repubblica contro la tirannia del duca Alessandro de’ Medici; e il Canto XXV del Paradiso, leggibile sul libro sorretto da Dante desideroso di rientrare dall’esilio, si adatta particolarmente alle vicende politiche della famiglia Bettini; da notare che il saggio di Jason Houston nel catalogo è dedicato proprio alle relazioni fra il canto XXV del Paradiso e l’opera dipinta dal Bronzino per Bettini.

Il significato complessivo del progetto di Bettini è descritto nella Vita del Pontormo, che per quella stessa stanza eseguì una tavola con Venere e Amore, su cartone di Michelangelo. Dei ritratti dei tre grandi letterati l’unico ad oggi noto è quello di Dante ed è conosciuto proprio per l’opera in collezione fiorentina che sarà esposta alla Certosa; la quale ha una replica della bottega del Bronzino conservata nella Collezione Kress della National Gallery of Art di Washington. Da questo ritratto di Dante è desunto il volto xilografato che campeggia nel frontespizio della Divina Commedia pubblicata a cura di Francesco Sansovino nel 1564.

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