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Michelangelo. Quel fauno nel Giardino di San Marco e l’incontro con il Magnifico

Creatore di forme nuove che furon ben presto mondiali, veggente nei campi dello spirito con una profondità che nessun artista italiano ebbe prima o dopo di lui, Michelangelo giganteggia tra i geni della Rinascita. Aveva la scultura del Quattrocento cercata la grazia, il Buonarroti la prezzò; aveva prodigato fiori, corone, sorrisi ai simulacri marmorei, ed egli vi scavò i solchi del dolore umano; aveva assottigliata e ingentilita ogni cosa, ed egli sopra un mondo ingigantito scatenò le tempeste”. Ancora oggi il ritratto che Adolfo Venturi fa di Michelangelo nel 1923 è uno dei più veritieri nel mettere in luce la potenza dirompente della sua arte e il carattere irripetibile che fu la manifestazione del suo genio nella storia dell’arte di tutti i tempi.

Una vita, la sua, che è stata tramandata ai posteri grazie alle biografie scritte quando ancora era in vita, i profili di Giorgio Vasari nell’edizione torreniana de Le Vite del 1550 e in quella giuntina del 1568, intervallate da quella del discepolo Ascanio Condivi del 1953, scritta sotto il diretto controllo del maestro e di cui l’autore ne rivendica l’assoluta attendibilità. Tutte le altre notizie ci pervengono grazie alle lettere, in particolare a quelle rivolte ai familiari e ai documenti. La Casa Museo Buonarroti a Firenze conserva oggi la documentazione più ricca che si riferisce a Michelangelo. L’Archvio Buonarroti di proprietà della Casa consta di 169 volumi che vanno dagli antenati di Michelangelo per arrivare alla prima metà dell’Ottocento, oltre a contenere il fondo più importante di carte autografe dell’artista. Un patrimonio unico, meta di viste dagli studiosi di tutto il mondo che qui arrivano per studiare le antiche carte, le sole che consentano di tracciare il filo di una vita lunga e densa di capolavori, prestigiose committenze, meditazioni e invenzioni artistiche.

Purtroppo non esistono documenti che accertino la formazione di Michelangelo nella pratica dello scalpello, non risulterebbe infatti iscritto a una bottega di scultore o a qualche corporazione, mentre più documentato è l’apprendistato come pittore che Michelangelo inizia nel 1488 nella bottega dei fratelli Ghirlandaio all’età di tredici anni dove imparò a disegnare, in particolare i maestri del passato come Giotto e Masaccio. Michelangelo però non concluse il suo periodo di tre anni in questa bottega perché dopo un anno ci fu per lui un incontro destinato a cambiare le sue sorti, quello con Lorenzo il Magnifico.

Tra il 1489 e il 1492, anno della morte di Lorenzo il Magnifico, frequentò infatti il giardino di San Marco dove era custodita la preziosa collezione di statue antiche e dove la possibilità di entrare in contatto con altri scultori come Pietro Torrigiano, Baccio da Monelupo, Andrea Sansovino ed altri ancora, è qui che lui scoprirà la sua vera vocazione alla scultura.

Di quel periodo è celebre l’aneddoto che viene riferito anche dal Vasari e che riguarda l’incontro tra Michelangelo e Lorenzo de’ Medici. Il giovane artista ha eseguito la copia di un’antica statua, si tratta della testa di un Fauno in marmo, un’opera che Lorenzo noterà durante una delle sue visite al Giardino notando però che la dentatura perfetta non si addice a un volto ormai vecchio quale è il fauno ghignante, Michelangelo allora porrà rimedio eliminando la dentatura e quando Lorenzo tornerà a vedere la scultura non potrà che complimentarsi, oltreché decidere di portare con sé il giovane che starà nel palazzo di Via Larga, sederà al desco con i suoi figli e potrà ricevere gli insegnamenti di Poliziano, Ficino, Pico della Mirandola, oltre ad accedere alle preziose collezioni di Palazzo Medici che influiranno in maniera decisiva sulla sua formazione artistica.

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