fbpx
Home / Caravaggio / Alla Pinacoteca di Brera il IX Dialogo è con due capolavori di Caravaggio

Alla Pinacoteca di Brera il IX Dialogo è con due capolavori di Caravaggio

Si è aperto ieri, alla Pinacoteca di Brera, l’appuntamento con i Dialoghi, il tradizionale confronto tra grandi opere della collezione e quadri ospiti, avviato nel 2016 da direttore James Bradburne. Protagonista è Caravaggio e l’esposizione a cura di Letizia Lodi, farà dialogare “La Cena in Emmaus” conservata nella Pinacoteca milanese e il “Davide con la testa di Golia” che giunge dalla Galleria Borghese di Roma, concesso in scambio del  prestito  del “San Paolo rimprovera Pietro penitente” di Guido Reni per la mostra a Roma terminata da poco.

Si tratta del terzo appuntamento dedicato a Caravaggio, nel 2009 infatti nell’anno del bicentenario, per la prima volta, la Cena in Emmaus di Brera venne messa a confronto con quella conservata alla National Gallery di Londra del 1602 , l’esposizione era a cura di Mina Gregori, massima esperta dell’artista e di Amalia Pacia, in catalogo importanti contributi sulle due opere e le vicende critiche. Nel 2017 Attorno a Caravaggio. Una questione di attribuzione a cura di Nicola Spinosa e James Bradburne aveva consentito di osservare alcune copie seicentesche di Louis Finson e di ragionare su una vicenda attributiva complessa.

Per la prima volta i visitatori potranno vedere i due dipinti accanto, entrambi appartenenti alla tarda produzione dell’artista, eseguiti tra Roma e Napoli, pubblico e studiosi chiamati a confrontarsi sul tema della datazione del “David con la testa di Golia”, ancora molto dibattuto dalla critica. Come ha sottolineato il direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense  James Bradburne ” I dibattiti sui dipinti non vertono solo sull’attribuzione – cioè sull’identità dell’artista – e anche quando questa non pare in discussione, come nel caso di Caravaggio della Galleria Borghese ma un altro fondamentale elemento della storia di un quadro è il momento in cui è stato realizzato. Conoscere esattamente quando un’opera viene conclusa risulta essenziale per comprenderne il contesto, l’iconografia, e soprattutto per collocarla esattamente nel percorso evolutivo dell’artista“.

Capolavoro assoluto ed enigmatico è Il “David con la testa di Golia” della Galleria Borghese, il pubblico potrà cogliere i dettagli, il realismo estremo del quadro che mette in scena la testa mozzata  del Golia, probabile autoritratto del Caravaggio, la pennellata, il luccichio della spada che riporta la sigla del motto agostiniano ” Humilitas occidit superbiam” ” H-AS-OS”. le pieghe della camicia del David. L’opera esprime senza dubbio il dramma vissuto dall’artista che in fuga da Roma nel 1606, con l’accusa di omicidio di Ranuccio Tomassoni, trovò ospitalità prima nei possedimenti dei Colonna a Paliano e poi a Napoli, sempre grazie alla protezione dei Colonna.

La versione caravaggesca della vittoria di David su Golia si allontana dalla tradizionale rappresentazione del David trionfante, esempio di virtù vittoriosa. La complessità degli aspetti narrativi e la carica tragica dell’opera sono amplificati dalla presenza dell’autoritratto del pittore nella testa del gigante sconfitto, di cui parlano già le fonti seicentesche, in relazione anche al primo proprietario del dipinto il cardinale Scipione Borghese. Rispetto alla datazione esatta dell’opera, come spiega il direttore Bradburne nel catalogo, esistono diverse ipotesi. Secondo alcuni sarebbe stato eseguito a Roma, prima dell’assassinio e della successiva fuga a Napoli, altri invece lo collocano dopo il suo arrivo a Napoli, altri ancora sostengono che l’opera sia contemporanea di quella di Brera, 1606. La maggior parte dei critici oggi ritiene che la tela sia stata eseguita durante il secondo soggiorno a Napoli, verso la fine del 1609 ma recenti studi sostengono che la data del dipinto sarebbe tra la fine del periodo romano e i primi mesi del soggiorno napoletano, tesi che escluderebbe il riferimento del perdono, suggerito dalla testa mozzata del gigante, la condanna a morte pronunciata nel 1606 era già nota all’artista e spiegherebbe la somiglianza stilistica  con il dipinto di Brera  con il quale, fino al 25 settembre, viene messo a diretto confronto.

 

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *