Caterina, pronipote di Lorenzo il Magnifico, fu l’ultima discendente della stirpe dei Medici detti appunto “di Cafaggiolo”. Nell’immaginario collettivo però le sue sorti e la sua fama rimangono legate alla Francia dove arrivò quattordicenne, sposa di Enrico, secondogenito del re Francesco I di Valois. Fu il lontano parente Giulio de’ Medici, Clemente VII, a combinare quel matrimonio politico e a officiare le nozze, nel 1533, a Marsiglia. Una straordinaria concatenazione di destini fece di Caterina la consorte e poi la vedova del re di Francia, madre a sua volta di tre re morti prematuramente e di numerosi altri figli: tra questi Claudia che, sposata a un duca di Lorena, ebbe per figlia quella Cristina che sarebbe venuta con una ricca dote a Firenze nel 1589 – l’anno della morte della nonna – per diventare granduchessa a fianco di Ferdinando I de’ Medici. La fanciulla orfana partita da Firenze gestì dunque un potere immenso, meritando un posto fra le grandi donne che hanno fatto la storia d’Europa.
Il percorso museale a lei dedicato riguarderà la sua personalità affascinante e la sua vita eccezionale presentando al visitatore testimonianze, documenti, ritratti e oggetti, attraverso le tecnologie multimediali più avanzate. Saranno valorizzati tutti gli aspetti della sua biografia. Tra questi l’educazione fiorentina, segnata dalla cultura neoplatonica sostenitrice del rapporto fra il microcosmo dell’uomo e il macrocosmo del Creato, che la rese sensibile all’astrologia e alla magia naturale. E il matrimonio di stato, la passione per la caccia e i cavalli, la maternità giunta tardivamente nel 1544, gli splendori e le tragedie della dinastia. Come tutti i Medici, Caterina fu mecenate e protettrice delle arti: saranno evocate le sue iniziative nella musica e nello spettacolo, nelle arti figurative, nelle arti decorative, nell’architettura e nell’arte dei giardini, nonché la sua profonda influenza sulla moda del suo tempo.
“Far tornare simbolicamente Caterina nella sua Firenze – osserva Cristina Acidini – significa dare un nuovo senso a splendide opere d’arte che proprio grazie lei si trovano nei massimi musei fiorentini: la serie di arazzi con le Feste dei Valois agli Uffizi, o la preziosa cassetta cristallina di Valerio Belli nel Museo del Tesoro granducale”.
Sono poi ben note le innovazioni che introdusse alla corte francese, grazie ai profumieri e cuochi fiorentini: la cura della persona, l’uso della forchetta a tavola, ingredienti e ricette rimasti poi a gloria della cucina francese, come l’anatra all’arancia e le crespelle. Con Firenze e la Toscana Caterina mantenne legami che passavano anche dalla gastronomia: si sa, infatti, che il cugino, il duca Cosimo, le inviava i formaggi e le verdure prodotte nelle ville e fattorie dei Medici quali Cafaggiolo, Trebbio e Poggio a Caiano.
I proprietari della tenuta medicea di Cafaggiolo, la famiglia Lowenstein, animati da una grande passione per il Rinascimento e per la storia della famiglia Medici, sono convinti che la creazione di un percorso museale a carattere iconografico-narrativo dedicato a Caterina rappresenti non solo un omaggio doveroso ad una fiorentina di statura europea, ma anche un fattore importante di recupero e valorizzazione culturale di uno dei più antichi possedimenti dei Medici, la villa di Cafaggiolo, che come le altre ville medicee è patrimonio Unesco dal 2013.
A questo proposito Diana Lowenstein dichiara: “Sono cresciuta in Argentina e ho antenati spagnoli, fin da piccola nutrivo una profonda curiosità nei confronti dell’incredibile figura e personalità di Caterina de’ Medici e leggevo ogni libro che riuscivo a trovare che potesse parlarmi di lei. Questa passione continua ancora oggi, ora che io e la mia famiglia abbiamo la straordinaria opportunità di essere, in un certo senso, i custodi della Villa Medicea di Cafaggiolo. Quale migliore omaggio al mio idolo se non quello di dedicarle un museo”.