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Dramma e Passione – da Caravaggio ad Artemisia Gentileschi a Terni fino all’ 8 gennaio

Fino all’8 gennaio a Terni nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, è aperta al pubblico  la mostra dal titolo Dramma e Passione – da Caravaggio ad Artemisia Gentileschi. Una mostra incentrata su un’opera mai esposta di Artemisia Gentileschi, Giuditta con la testa di Oloferne e in particolare su due opere di Caravaggio difficilmente visibili al pubblico, la Maddalena addolorata e La crocifissione di Sant’Andrea.

Un evento curato dallo Storico dell’arte Pierluigi Carofano, in collaborazione con Tamara Cini, che si svilupperà in otto sale al piano terra di Palazzo Montani Leone, allestito per l’occasione. La mostra è a ingresso libero nei giorni martedì e mercoledì dalle 15.30 alle 19.30, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30.

“La mostra è uno straordinario viaggio nella pittura del Seicento. – afferma il curatore Pierluigi Carofano – Nelle sale di Palazzo Montani Leoni il visitatore potrà ammirare dipinti di maestri sommi come Caravaggio, Bartolomeo Manfredi, Orazio e Artemisia Gentileschi, Mattia Preti. Il percorso si snoda tra otto sale tematiche che vedono l’affermazione della pittura naturalista di matrice caravaggesca sino al confronto con il classicismo emiliano di Guido Reni e Guercino, lo scontro con nemici di Caravaggio come Baglione Salini, e il trionfo della pittura barocca con Bernardo Strozzi e Mattia Preti.

Il percorso comincia con lo straordinario Ritratto di dama della Pinacoteca Capitolina di Roma e termina con la Maddalena penitente di Mattia Preti della Fondazione Carit. Oltre a presentare un assoluto inedito di Artemisia Gentileschi, Giuditta con la testa di Oloferne, la vera e propria star della mostra è Caravaggio, con ben due opere difficilmente visibili al grande pubblico. La prima è la Maddalena addolorata che, grazie ad un documento recentemente rinvenuto presso l’Archivio di Stato di Roma, è da ritenersi il modello della figura della Maddalena nella Morte della Vergine del Louvre. L’altra è la Crocifissione di sant’Andrea, (cosiddetta versione “Back-Vega”) esposta a pieno per la prima volta in Italia, tranne una fugace apparizione a Siracusa nel periodo Covid.

Questo dipinto raffigura la Crocifissione di sant’Andrea apostolo, accusato della conversione al cristianesimo della moglie di Aegeas, proconsole di Patrasso. Il Santo è colto nell’attimo in cui spira. Due lunghi giorni di supplizio in cui esangue ripete con grande forza il suo Credo, al punto che il popolo di Patrasso chiede al proconsole di liberarlo. Ma Andrea vuole morire come Cristo ed è così che una forza divina paralizza le mani e le braccia di chi tenta di sciogliere i nodi che lo trattengono alla croce. La figura del Santo, fulcro del dipinto, è descritta minutamente. Particolarmente ben rappresentata è l’anatomia delle vene che rende viva la sofferenza. Gli occhi semichiusi, una lacrima sulla guancia destra incorniciati da una luce abbagliante testimoniano l’incontro con il divino prima dell’ultimo respiro. Si potrebbe leggere in questa raffigurazione la conversione spirituale di Caravaggio che, a partire dalla Resurrezione di Lazzaro di Messina, compie un percorso di redenzione interiore che traspare nelle sue tele, quasi velate da un’aura mistica.

Ancora una volta il Merisi attinge a modelli della realtà in cui vive cogliendone i particolari più crudi. Si noti la popolana ai piedi della croce, rappresentata con il gozzo tipico della patologia tiroidea diffusa tra i poveri. Quello di Caravaggio è un approccio di taglio cinematografico, che coglie l’attimo nel suo divenire. Secondo le testimonianze sarebbero due le versioni della Crocifissione di Sant’Andrea dipinte da Caravaggio: quella qui esposta il cui primo proprietario fu il pittore Louis Finson e quella portata in Spagna dal conte di Benavente, al termine del suo viceregno napoletano (1610), come ricordato dal Bellori (1672), oggi conservata al museo di Cleveland”.

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