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Anticipazioni. Raffaello “Architetto” in mostra al Palladio Museum

Dal 6 aprile al 9 luglio 2023, il Palladio Museum propone, nel decennale della sua fondazione, “Nella mente di Raffaello. La creazione di un’architettura parlante”, mostra curata da Guido Beltramini, Howard Burns e Arnold Nesselrath, promossa dal CISA – Centro internazionale di Storia dell’Architettura nell’ambito delle iniziative del Comitato Nazionale “Raffaello 1520-2020”. Non tutti sanno che Raffaello è stato anche un grandissimo architetto: con il suo più autentico seguace, Andrea Palladio, uno dei più influenti architetti del Rinascimento. Attraverso la celebre lettera al papa Leone X (scritta con l’amico Baldassarre Castiglione) e grazie ai suoi edifici e progetti, Raffaello trasformò il disegno d’architettura, lo studio dell’antico e le forme e decorazioni dell’architettura moderna.
Sebbene provenissero da contesti diversi – Palladio (1508-1580) si era formato come scalpellino a Padova e Vicenza, mentre Raffaello (1483-1520) era figlio del pittore di corte a Urbino –, essi condividevano una stessa visione della storia, l’interesse per il disegno e la rappresentazione architettonica e l’impegno nello studio e nell’imitazione dell’architettura della Roma antica.

Raffaello fu una grande fonte d’ispirazione per Palladio, che a Roma rilevò il suo capolavoro, Villa Madama. Dal canto suo Palladio è l’architetto che più di ogni altro fece tesoro della lezione di Raffaello e la sviluppò nei propri progetti: adottando elementi del linguaggio architettonico dell’Urbinate e di certo notando la sua capacità nel creare palazzi “su misura” per gli alti funzionari della ristretta cerchia di Leone X.
La mostra indagherà la complessa relazione fra lo studio dell’architettura romana antica e la progettazione di edifici moderni in Raffaello e Palladio, nonché il recupero, da parte di entrambi, di tecniche costruttive e modelli decorativi del passato in un momento in cui l’arte e l’architettura veneta sono investite dall’impatto rivoluzionario di Raffaello e Michelangelo, che scardina le scuole regionali proponendo un linguaggio nuovo, di portata nazionale, e che trionferà in tutta Europa nei secoli successivi.

Sul modello della fortunata mostra su Donato Bramante curata dallo specialista Christof Thoenes (Palladio Museum, 2014), “Nella mente di Raffaello. La nascita La creazione di un’architettura parlante” esplora la teoria e la prassi progettuale di Raffaello attraverso modelli architettonici e presentazioni virtuali realizzati per l’occasione e messi a confronto con i modelli degli edifici palladiani. Indagherà anche il nesso tra Raffaello pittore e architetto, specialmente nelle “scenografie” per gli arazzi della Cappella Sistina, come il Sacrificio di Listra.
Con l’aiuto di disegni originali provenienti dal Royal Institute of British Architects di Londra, dagli Uffizi e dalla Biblioteca Centrale di Firenze, di sculture antiche e libri rinascimentali, presenta non solo le sue architetture costruite ma anche quelle – non meno affascinanti – rimaste sulla carta o andate distrutte, come Palazzo Branconio dell’Aquila. Mette quindi a fuoco il contributo dell’Urbinate all’introduzione di un nuovo stile all’antica nelle decorazioni degli interni, a stucco e pittura. E la sua capacità di progettare palazzi “personalizzati”, riflessi del carattere e ruolo del committente. Quindi tratta dell’influsso di Raffaello sul suo epigono diretto, Andrea Palladio, attraverso le modalità del disegno ma anche il linguaggio degli edifici: la grande finestra termale della palladiana Villa Malcontenta cita direttamente quella di Villa Madama a Roma.

Ad accompagnare la mostra, un catalogo scientifico che raccoglie gli esiti delle nuove ricerche sulle architetture costruite e dipinte di Raffaello e sugli effetti che esse ebbero sull’opera di Palladio in un momento cruciale del Rinascimento in cui i modelli del classicismo romano arrivano nel Veneto rivoluzionandone il gusto. In particolare il volume, che riunisce i contributi dei curatori e di tutti gli specialisti che hanno partecipato al gruppo di lavoro, vede per la prima volta pubblicate le ricostruzioni dei progetti perduti di Raffaello.

La mostra è curata dagli storici dell’architettura Guido Beltramini (Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, Vicenza), Howard Burns (Scuola Normale Superiore di Pisa, emeritus) e Arnold Nesselrath (Humboldt-Universität zu Berlin). Accanto a loro, il progetto di ricerca vede coinvolto un gruppo di specialisti internazionali: Simone Baldissini (CISA Andrea Palladio, Vicenza), Amedeo Belluzzi (Università di Firenze), Maria Beltramini (Università di Roma Tor Vergata), Christiane Denker Nesselrath (studiosa indipendente), Pierre Gros (Institut de France, Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, Parigi), Francesco Marcorin (CISA Andrea Palladio, Vicenza), Timo Strauch (Brandenburgische Akademie der Wissenschaften, Berlino). Alcuni dei modelli di ricostruzione sono l’esito di studi condotti all’interno della Graduate School of Design di Harvard University sotto la guida di Howard Burns e Guido Beltramini.

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