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A Palazzo Reale “Dentro Caravaggio” venti capolavori del Maestro per la prima volta riuniti insieme, nuovi studi e indagini sulla tecnica pittorica

Il 29 settembre del 1571 nasceva a Milano Michelangelo Merisi detto Caravaggio, oggi Milano lo celebra con la mostra “Dentro Caravaggio” che a Palazzo Reale riunisce per la prima volta insieme venti capolavori di colui che può essere considerato a tutti gli effetti il fondatore della pittura moderna. Le opere in mostra, provenienti dai più importanti musei italiani come le Gallerie degli Uffizi presente con “Sacrificio di Isacco”   e “Ritratto di un cavaliere di Malta” e  da musei esteri sono accompagnate nella loro esposizione da innovativi apparati multimediali  e dalle rispettive immagini spettrografiche che consentono al pubblico di seguire e scoprire, attraverso il percorso dell’artista, dal pensiero iniziale fino alla realizzazione finale dell’opera.

La mostra, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostreSkira, in collaborazione con il MIBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Il Gruppo Bracco è Partner dell’esposizione per le nuove indagini diagnostiche,  main Sponsor è Intesa Sanpaolo mentre  l’allestimento è progettato da Studio Cerri & Associati.

Coadiuvata da un prestigioso comitato scientifico presieduto da Keith Christiansen la mostra è stata  curata da Rossella Vodret, e vuole raccontare da una prospettiva nuova gli anni della straordinaria produzione artistica di Caravaggio, attraverso due fondamentali chiavi di lettura: le indagini diagnostiche e le nuove ricerche documentarie che hanno portato a una rivisitazione della cronologia delle opere giovanili, grazie appunto sia alle nuove date emerse dai documenti, sia ai risultati delle analisi scientifiche, da diversi anni la nuova frontiera della ricerca per la storia dell’arte come per il restauro.

Se dal punto di vista storico la scoperta da parte di Riccardo Gandolfi del manoscritto inedito di Gaspare Celio del 1614 dove vengono narrate le difficoltà economiche dell’artista a Roma e il ruolo  di Prospero Orsi che nel presentarlo al Cardinale Del Monte che lo lancerà nell’ambiente romano dal punto di vista della tecnica sono fondamentali gli studi e le indagini svolte negli ultimi anni.   A partire dal 2009 il  MiBACT in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano e con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro hanno condotto una campagna di studi sulla tecnica del Caravaggio   sottoponendo a indagini diagnostiche le ventidue opere autografe presenti a Roma: “Sono emerse così – afferma la curatrice Rossella Vodret – alcune costanti nelle modalità esecutive di Caravaggio, ma sono venuti anche alla luce elementi esecutivi inaspettati e finora del tutto sconosciuti: dagli strati di pittura sono affiorate una serie di immagini nascoste. Inoltre è stato sfatato il mito che Caravaggio non abbia mai disegnato, dacché sono apparsi tratti di disegno sulla preparazione chiara utilizzata nelle opere giovanili”.

Il cambiamento cruciale nella sua tecnica avviene nel 1600 quando Caravaggio viene chiamato a dipingere la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi: primo incarico pubblico e su tele di grandi dimensioni. Gli viene dato un solo anno di tempo per completare l’opera e un compenso all’epoca straordinario: 400 scudi. Abituato a dipingere all’inizio della carriera “tre teste” al giorno per appena un grosso l’una, come ci dicono le fonti documentarie, si può comprendere come questa commessa rappresenti una svolta fondamentale per la carriera e la vita dell’artista. Nelle tele Contarelli la preparazione è scura, composta da terre di diverso tipo, pigmenti e olio. In sostanza, Caravaggio parte dalla preparazione scura e aggiunge soltanto i chiari e i mezzi toni, dipingendo solo le parti in luce. Di fatto non dipinge le figure nella loro interezza, ma solo una parte. In tutto il resto del quadro non c’è nulla: il fondo scuro e le parti in ombra sono resi solo con la preparazione, a volte velata, non c’è pittura. Questo nuovo modo di dipingere caratterizzerà tutta la sua produzione fino alla fine della sua vita.

Alla campagna di indagini eseguita tra il 2009 e il 2012 sulle opere romane di Caravaggio, a cura della Soprintendenza per il Polo museale romano in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, hanno fatto seguito, grazie al sostegno del Gruppo Bracco, nuove importanti indagini diagnostiche su altre nove opere in mostra, mentre quattro sono state analizzate dai musei prestatori; di alcune, con un progetto congiunto Università degli Studi di Milano-Bicocca e CNR, viene proposta in mostra una innovativa elaborazione grafica per renderle più leggibili al grande pubblico.

Il catalogo della mostra edito da Skira, frutto dell’apporto dei più importanti studiosi di Caravaggio, presenta i testi di: Rossella Vodret, Keith Christiansen, Alberto Zuccari e Riccardo Gandolfi, Sybille Ebert-Schifferer, Claudio Falcucci, Carlo Giantomassi, Marco Ciatti e Cecilia Frosinini, Roberto Bellucci, Caterina Bon Valsassina, Larry Keith, Orietta Verdi, Francesca Curti.

www.palazzorealemilano.it

 

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