La Chiesa oggi ricorda la figura di Antonino Pierozzi nato a Firenze nel 1389 e morto a Montughi il 2 maggio del 1359, teologo arcivescovo di Firenze, appartenente all’ordine dei Frati predicatori e studioso nella tarda scolastica. Figlio di ser Niccolò Pierozzi, sin dalla giovane età era dedito alla preghiera e allo studio e in seguito si guadagnò l’appellativo di “campione della serietà”, nonostante l’esile corporatura fu grazie alle sue doti intellettuali che riuscì ad entrare a far parte dell’ordine dei domenicani. Numerosi gli incarichi di responsabilità in tutta Italia, fino a che tra il 1439 e il 1445 divenne priore del Convento di San Marco, nello stesso periodo in cui il Beato Angelico affrescava le celle al piano superiore con il ciclo sulla vita di Gesù. Nel 1446 divenne arcivescovo di Firenze, considerato un precursore della riforma tridentina diede il volto nuovo riorganizzando le parrocchie, ripristinando gli ideali evangelici, promuovendo l’istruzione dei fedeli. Pienamente calato nella cultura umanista fiorentina, fece in modo che le Compagnie, le istituzioni caritative presenti in città fossero specializzate a secondo dei settori di intervento, lo Spedale degli Innocenti per i trovatelli, Compagnia dei Buonomini di San Martino, per i poveri “verghognosi”, ovvero per i benestanti caduti in disgrazia. A lui fu dedicato il Chiostro all’interno del Convento di San Marco. Nel Seicento infatti i frati deciso di celebrarlo quale figura di grande statura morale, religiosa e civile, oltre che un artefice della rinascita del convento, facendo dipingere ai più famosi artisti del momento un ciclo di lunette con le Storie di Sant’Antonino a spese di alcune nobili famiglie fiorentine.
In onore di Sant’Antonino il Chiostro di San Marco a Firenze
