Grande successo di pubblico per la mostra “Romanticismo” in corso a Milano nelle due sedi delle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala e al Museo Poldi Pezzoli dove nelle prime due settimane di apertura ha registrato già 17 mila visitatori che hanno visionato le oltre duecento opere selezionate da Fernando Mazzocca che ripercorrono il dibattito culturale che animò i paesi europei compresa l’Italia tra il periodo che va dal Congresso di Vienna fino alle rivoluzioni del 1948 e che cambiarono le sorti del vecchio continente.
Come immagine guida della mostra è stato scelto un capolavoro di Francesco Hayez, “La Meditazione” del 1851, un olio su tela ( cm. 92,3X 71,5) conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Verona. L’opera è rappresentativa del suo autore considerato il maggiore protagonista del Romanticismo italiano e in questa opera ha saputo fondere lo spirito e i tormenti del suo tempo. Il sogno e la grande aspirazione di questo periodo storico è stata la libertà, spesso raffigurata come una donna con il seno scoperto, è Delacroix che ce la presenta mentre impugna la bandiera francese sulle barricate a Parigi durante la rivoluzione del 1830, “La libertà che guida il popolo“, opera manifesto del Romanticismo in Francia.
Anche Hayez usa un’allegoria molto simile per rappresentare l’Italia che nel 1848 aveva combattuto sino all’estremo sacrificio per la libertà. La patria è identificata come la madre che allatta, che nutre i suoi figli mentre il significato politico dell’opera è sottolineata da due scritte in rosso, la prima è “Storia d’Italia” che compare sul dorso del libro che la giovane donna tiene in mano, la seconda sono le date delle cinque giornate di Milano “ 18.19.20.21.22 marzo/1848” che sono state dipinte sulla croce. Il fascino del dipinto sta tutto nella perfetta fusione tra il messaggio politico e l’inquietudine esistenziale espressa nella meditazione sul significato della vita negli anni tormentati del Romanticismo. L’uso straordinario della luce che lascia il volto in ombra, esalta il seno e la veste bianca restituisce anche l’immagine della caducità della bellezza che è un topos del Rinascimento.
La qualità e il significato, fanno di questo dipinto, che avrebbe dovuto intitolarsi “L’Italia nel 1848” e che per la censura austriaca venne mutato in “La Meditazione”, l’incarnazione della patria bella e perduta invocata nel celeberrimo coro del Nabucco di Verdi, e quindi non poteva non essere scelto come manifesto della mostra milanese.