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Firenze e il Giglio, una città e il suo fiore, un simbolo dalle antiche origini che non smette di affascinare

Un fiore e la sua città, il Giglio e Firenze, un simbolo dalle antiche origini, secondo la leggenda infatti Florentia sarebbe stata fondata dai Romani nel 59 a.C. durante le celebrazioni per l’avvento della primavera e in occasione dei festeggiamenti per la dea Flora che si svolgevano tra il 28 aprile e il 3 maggio. Inoltre l’iris era una specie molto diffusa nei dintorni della città, simbolo di purezza e come fiore dedicato alla Madonna è probabile che il suo uso quale simbolo della città sia da ricondurre al culto mariano già presente nel IX secolo.

I fiorentini useranno il giglio come simbolo distintivo già durante la prima crociata. In origine il giglio era bianco su campo rosso, fu nel 1251 che i Guelfi che controllavano Firenze e che avevano esiliato i Ghibellini i quali continuavano ad usare il simbolo, decisero di invertire i colori, assumendo il giglio rosso in campo bianco, colori che sono rimasti sino ad oggi.

Celebri sono i versi di Dante Alighieri nel Paradiso quando al Canto XVI, in cui viene descritto l’incontro con Cacciaguida e la decadenza di Firenze, divisa tra Guelfi e Ghibellini e teatro di lotte intestine , scrive “ Vid’io Fiorenza in sì fatto riposo, che non avea cagione onde piangesse; con queste genti vid’io glorioso e giusto il popol suo tanto, che il giglio non era ad asta mai posto a ritroso né per division fatto vermiglio”.

Durante l’epoca comunale il simbolo di Firenze era il giglio spesso rappresentato su uno scudo tenuto in piedi dalla zampa di un leone, il celebre Marzocco, di cui ricordiamo la statua del Giambologna, la cui copia si trova sull’arengario di Palazzo Vecchio, in seguito fu imposto sui territori sotto il dominio di Firenze come Castelfiorentino e Scarperia che ancora oggi si fregiano di questo simbolo nello stemma cittadino.

Non manca lo stemma con il Giglio di Firenze nel corredo decorativo alla base del Campanile di Giotto, insieme ad altri stemmi. Si tratta della fascia che conclude la serie dei rilievi istoriati i cui originali sono conservati al Nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. E’ qui che, oltre alle sedici statue originali che rappresentano le figure bibliche dell’Antico Testamento, sono conservate le cinquantaquattro formelle situate al primo e al secondo registro del Campanile di Giotto in forma di esagoni e di losanghe. La serie che rappresenta uno dei programmi illustrativi più densi di significato del Medioevo europeo che celebra la conoscenza e il lavoro umano fu realizzata da Andrea Pisano e bottega nel XIV secolo e conclusa nel XV secolo da Luca della Robbia. Si tratta di una vera e propria summa iconografica tra le cui fonti viene spesso citata lo Speculum majus del teologo duecentesco Vincenzo di Beauvais domenicano che aveva riunito la totalità delle conoscenze umane in una immagine del mondo ritenuta al tempo affascinante e convincente.

 

 

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