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Facciamoci inquietare sempre dalla sua domanda : “ Voi, chi dite che io sia?”

In occasione della sua prima visita pastorale in Toscana, che ha toccato la città di Prato e poi Firenze, il Santo Padre Papa Francesco, martedì scorso, nel Duomo di Firenze ha pronunciato un discorso  davanti agli oltre duemila delegati che hanno partecipato al V Convegno Ecclesiale Nazionale, dedicato a “Il nuovo Umanesimo in Gesù Cristo”, ecco un breve spunto di riflessione.

“…Nella luce di questo Giudice di misericordia, le nostre ginocchia si piegano in adorazione, e le nostre mani e i nostri piedi si rinvigoriscono. Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell’uomo. E’ la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche di quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato. Non dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo. Il volto è l’immagine della sua trascendenza. E’ il misericordiae vultus. Lasciamoci guidare da Lui. Gesù è il nostro umanesimo. Facciamoci inquietare sempre dalla sua domanda : “ Voi, chi dite che io sia?” ( Mt. 16,15)

Guardando il suo volto che cosa vediamo? Innanzi tutto il volto di un Dio “svuotato”, di un Dio che ha assunto la condizione di servo, umiliato e obbediente fino alla morte ( cfr.Fil 2,7). Il volto di Gesù è simile a quello di tanti nostri fratelli umiliati, resi schiavi, svuotati. Dio ha assunto il loro volto. E quel volto ci guarda. Dio – che è “ l’essere di cui non si può pensare il maggiore”, come diceva sant’Anselmo, o il Deus semper maior di Sant’Ignazio di Loyola – diventa sempre più grande di sé stesso abbassandosi. Se non ci abbassassimo non potremo vedere il suo volto. Non vedremo nulla della sua pienezza se non accettiamo che Dio si è svuotato. E quindi non capiremo nulla dell’umanesimo cristiano e le nostre parole saranno belle, colte, raffinate, ma non saranno parole di fede. Saranno parole che risuonano a vuoto.”

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