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Beato Angelico. Quella pittura divina che guarda al Rinascimento

Oro di Dio - Beato Angelico - Deposizione dalla Croce

E’ un’opera destinata a segnare una svolta nella pittura fiorentina del suo tempo e forse il capolavoro dipinto su tavola dal Beato Angelico. Parliamo della “Deposizione dalla Croce” conservata nel Museo di San Marco e realizzata dall’artista nel 1432 quando gli venne affidata per completare la pala che era stata iniziata da Lorenzo Monaco su commissione di Palla Strozzi per l’altare della cappella funeraria del padre Nofri nella sagrestia della chiesa di Santa Trinità in cui la famiglia Strozzi aveva il patronato. L’opera fa parte delle selezionate immagini che compongono il volume di pregio “L’Oro di Dio Riflessi del sacro nell’arte dal Duecento al Quattrocento con una introduzione del Prof. Franco Cardini.

Il Beato Angelico dipinse il soggetto in un unico pannello con uno sforzo unitario volto a integrare spiritualità domenicana e sensibilità rinascimentale ma soprattutto ignorando la tripartizione gotica imposta da Lorenzo Monaco che di lì a poco, intorno al 1425, sarebbe morto, le cuspidi e la predella sarebbero infatti le ultime opere che ci avrebbe lasciato.

L’impostazione spaziale libera, l’attenzione verso la natura e il paesaggio e la fisiognomica dei personaggi ritratti ne fanno senza ombra di dubbio  uno dei primi dipinti di gusto rinascimentale. La composizione è monumentale e al tempo stesso ariosa, il gruppo centrale intento a calare il corpo di Gesù dalla croce, le pie donne sulla sinistra e alcune figure di uomini sulla destra sono  uniti nella scena da Maria Maddalena che bacia i piedi del Cristo , il committente collocato appena sotto la croce e che si distingue  per il  copricapo nero e il di lui  figlio Lorenzo, in primo piano con la veste scarlatta e inginocchiato davanti a Gesù.

Gesti ed espressioni si fondono unendo i personaggi in una reciproca comunione di affetti e sentimenti misurati concretizzati in suggestioni di liricità. La tavola è modellata su una radiosa luce primaverile che scandisce il ritmo dei colori ed esalta l’armonia in un impianto sapiente e ordinato, la tavola è incentrata sull’asse della croce, con doppia scala che vi si appoggia e che consente la disposizione dei personaggi su più livelli. Un morbido prato fiorito chiuso da alberi alle spalle accoglie la scena  che  lascia intravedere uno sfondo tipico del primo Rinascimento in cui sono protagonisti scorci di paesaggi, mura merlate e cieli solcati da nuvole.

Nelle cuspidi che portano la firma di Lorenzo Monaco i dipinti che raffigurano “ Noli me tangere”, “La Resurrezione” “ Le Marie al sepolcro”, immagini svolazzanti che testimoniano il gusto dell’ultimo tardo gotico mentre nella predella dove troviamo la narrazione de “ L’abate Pafnuzio visita sant’Onofrio”, “ La Natività” e “ San Nicola salva i naviganti” si avverte l’abbandono a un iper-naturalismo che nei contrasti cromatici raggiunge un effetto quasi surreale.

Se il Beato Angelico come ricorda il Vasari nelle sue Vite aveva in consuetudine di non ritoccare o racconciare alcuna sua dipintura, ma lasciarle sempre in quel modo che erano venute la prima volta, per credere che così fusse la volontà di Dio”, è alla volontà divina che lui stesso uniformerà la sua vita monastica ed artistica, riuscendo a far suo e a tradurre nella sua arte quell’Umanesimo appreso negli affreschi del Masaccio alla Chiesa del Carmine di cui lui stesso fu vero e proprio prosecutore.

 

 

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