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Omaggio a Giotto, pittore ” di fama”

Andrea di Buonaiuto - particolare dell'affresco nel Cappellone degli Spagnoli in S. Maria Novella

Il prossimo anno ricorreranno 750 anni dalla nascita e 680 dalla morte di Giotto di Bondone, da tutti conosciuto semplicemente con il nome di Giotto che nacque a Vespignano nei pressi di Vicchio in Mugello nel 1267 e morì a Firenze l’8 gennaio del 1337.

Nato da una famiglia di contadini che come spesso accadeva all’epoca si era trasferita a Firenze e che secondo la tradizione letteraria aveva affidato il figlio alla bottega di Cimabue, i suoi primi anni di vita furono oggetto di racconti dal sapore leggendario, una fama rimasta inalterata nel tempo che si deve per lo più ai racconti lasciati dal Vasari nelle sue Vite, in cui viene narrato sia l’episodio del disegno della circonferenza, la famosa “O” di Giotto che del disegno delle pecore fatto su un sasso e della mosca dipinta su un quadro che invano Cimabue avrebbe tentato di scacciare.

Il primo documento ufficiale in cui viene fatto il suo nome è del 1309 e riguarda la restituzione di un prestito in Assisi, a Firenze Giotto aveva già aperto una propria bottega dove si occupava della progettazione e dell’impostazione delle opere, occupando dosi delle parti più importanti e lasciando agli allievi quelle secondarie.

Secondo alcuni studiosi la prima opera in assoluto dipinta da Giotto sarebbe la “Madonna col Bambino” di San Giorgio alla Costa, oggi conservata al Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, un’opera rivoluzionaria se paragonata agli esempi fiorentini che lo avevano preceduto, Coppo di Marcovaldo e Cimabue stesso e che si impone con un linguaggio completamente nuovo.

I personaggi hanno una resa naturalistica, il trono che accoglie la Madonna e il Bambino è inserito in una prospettiva centrale, quasi una nicchia che da profondità. E’ solo l’inizio di una rivoluzione in campo artistico di cui Giotto si fa portavoce e che si afferma rapidamente in tutta la penisola facendolo diventare in breve tempo un artista affermato e richiesto per importanti committenze. Il suo primo capolavoro fiorentino è il Crocifisso per Santa Maria Novella databile intorno al 1290, contemporaneo alle Storie di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi, in opposizione al Christus patiens di Giunta Pisano, il Cristo di Giotto è verticale con le gambe piegate su cui grava il peso del corpo.

Una nuova sensibilità religiosa che restituisce al Cristo la sua dimensione terrena e mostra al pubblico le sembianze di un uomo sofferente con cui potersi confrontare. Giotto è poco più che ventenne ed è già un pittore affermato, a Firenze c’è già chi lo imita, pittore all’avanguardia in grado di scardinare gli antichi stilemi imponendone uno proprio.

E’ un’ artista famoso già in vita, ancor di più alla sua scomparsa. Non sorprende quindi che compaia tra i grandi personaggi dell’epoca insieme al maestro Cimabue, l’architetto Arnolfo di Cambio, Dante Petrarca, Boccaccio insieme ad altri religiosi e uomini  e donne di ogni ceto sociale a rappresentare la Chiesa militante e trionfante nell’affresco di Andrea di Buonaiuto nel Cappellone degli Spagnoli nel Chiostro Verde di Santa Maria Novella.

Quando viene iniziato il ciclo di affreschi, siamo nel 1365 Giotto è morto da trenta anni ma la sua fama è già scritta nella storia di tutti i tempi. Tra le iconografie dell’artista, la statua nel loggiato del cortile degli Uffizi o il ritratto di ignoto conservato al Louvre, l’affresco fiorentino è senza dubbio una delle più vivaci e piacevoli fortunatamente ben conservate sino ai nostri giorni.

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